Cari ragazzi
I commenti cominciano ad apparire sul nostro sito. Siamo molto felici, continuate così. Abbiamo visto che molti di voi scrivono ad Anna Parola e Alberto Arato a proposito di "Il mio nome è strano" sottolineando l'uso delle parolacce nel libro. Per rispondere a tutti, gli autori vi mandano questa lettera. Eccola. Leggetela e perchè no, commentatela:

"Troppo divertente. Perché avete messo le parolacce nel libro? Semplice: perché Tedoforo DICE le parolacce. O meglio dice qualche parola un po' 'forte': le vere parolacce sono ben altre. Ma ve lo immaginate lui, proprio lui che, arrabbiatissimo con Matteo (che lo ha appena insultato) gli spara in faccia: "Sei proprio uno stupidino (pardon, sciocchino)". Si metterebbero tutti a ridere e lo prenderebbero ancora più in giro. Oppure ve lo immaginate un torozzo ripetente di terza media con piercing al naso e giubbotto pieno di borchie che vuole prendere in giro uno delle elementari e gli dice: "Mi sembra che il tuo viso non esprima una grande intelligenza e che il tuo comportamento non sia consono ai miei standard di pensiero"? Noi non ci riusciamo, ci dispiace. Il nostro libro cerca di essere affettuosamente vero, noi viviamo giornalmente in mezzo ai ragazzi e ci sembra che il linguaggio dei bambini (tra di loro) non sia proprio così pulito come vorrebbero genitori e maestre... Certo le parolacce a volte possono essere sgradevoli, ma esistono e vengono dette: Tedoforo e i suoi amici non sono solo bambini di carta che vivono in un mondo pieno di cose belle e profumate. Ci dispiace se abbiamo offeso qualcuno, ma ci sembra che i nostri personaggi non sarebbero stati così vicini ai bambini lettori se avessero fatto finta di non sapere le parolacce... che spesso si sentono proprio a scuola....
Ciao da Alberto e Anna o Anna e Alberto (come preferite)".